Ai lettori
Ricordo ancora la prima volta che mi venne in mente di scrivere il racconto “Rebecca e le Janas” che poi sarebbe diventato una raccolta di storie, per quanto io ancora non lo credessi possibile.
Era notte fonda, avevo un pancione bello grosso, ed esattamente come Emma, la mamma delle due protagoniste, ero in attesa di una bella bambina che somiglia molto alla Rebecca del libro.
Scrivere racconti per ragazzi è stato un vero e proprio esperimento, un laboratorio che mi ha divertita e mi ha fatto riscoprire il mio lato infantile. D’altronde le leggende sarde, che amo tanto e delle quali mi occupo da diversi anni sono dei veri e propri racconti indirizzati alle donne, agli uomini, ma pure ai ragazzi.
Per questo leggendo il libro “Rebecca e le Janas” sarà facile ritrovare motivi tradizionali rivisti in chiave moderna e rielaborati per andare incontro alle necessità dei nostri ragazzi.
I richiami alla tradizione popolare sono insistenti e fedeli, se si eccettuano alcune brevi “licenze poetiche” che mi sono concessa e che innoveranno di poco le antiche storie che da millenni gli anziani raccontano ai giovani.
Il “brebus” che “sa mama de su bentu” confida a Rebecca è un’antica preghiera che le casalinghe ripetevano prima di infornare i propri dolci, i doni delle janas ricorrono con frequenza nei contus isolani, la figura degli esseri umani che si trasformano in animali è spesso presente nelle nostre leggende, le ricette sono autentiche, tutte provenienti dal mio ricettario di famiglia.
La gastronomia sarda d’altronde è uno dei miei amori: la racconto con foto e storie nel mio blog www.koendi.it, restituendo a tutte le pietanze il proprio aspetto tradizionale, antropologico, leggendario. Amo così tanto la cucina della mia Isola che spesso organizzo piccoli laboratori gastronomici: ho intitolato il progetto, rivolto ad adulti e bambini, “ricette raccontate”, perché i piatti prima di tutto li si deve ascoltare, vedere, sentire, e solo poi li si può mettere in forno, in pentola o in teglia. Cucinare mi fa sentire un po’ tzia coga, un po’ Emma, ma soprattutto Chiriga la Jana.
Questo è un libro da leggere in famiglia, davanti al caminetto, davanti alla stufa. Questo è un libro da leggere a scuola, con la maestra al centro e i ragazzi tutti attorno. Questo è un libro da leggere in cucina, con la testa persa fra i sogni e con il forno acceso. Questo è un libro per riscoprire l’Isola dei miracoli nella quale abbiamo avuto la fortuna di nascere.
Per i ragazzi che leggeranno questo libro: le ricette sono tutte da provare, tutte buone, e tutte necessitano la collaborazione di un adulto. Cucinare assieme sarà bello, divertente, un’esperienza da non dimenticare.
Per gli adulti che leggeranno questo libro: non smettete mai di guardare il mondo con occhi del bambino che siete stati.
Claudia Zedda
Rebecca e le Janas raccontato da chi lo ha letto
“Finito poco fa…. cavolo…vorrei leggerne ancora! Un libro davvero carino, semplice nella scrittura come una fiaba, ma che descrive talmente bene tutto l’insieme che sembra di essere in quelle stanze, o vicino al pozzo, o nella piccola cucina vicino al focolare di famiglia. Complimenti Claudia Zedda….mi sono emozionata molto piacevolmente. Mi ha lasciato un sorriso dolce sul viso, come se avessi mangiato un dolcetto fatto da Rebecca! A mio parere è un libro adatto anche ad un adulto, purché sappia entrare nella storia con la curiosità e semplicità di un bambino”.
“Ieri sono rimasta a leggere fino a tardi il tuo libro.. una delizia, mi sono sentita una bambina… leggevo con le labbra leggermente aperte immagina tu! Complimenti mi piace un sacco“.
“Nella sua semplicità riesce a portarti lontano assieme alle Janas. Complimenti Claudia Zedda, ancora una volta sei riuscita a riportarmi indietro nel tempo. Un libro per tutti grandi e piccini lo consiglio”.
“Ho terminato la lettura del libro! Mi ha rapito, fatto sognare e immergere in un mondo fantastico e dolce…. Complimenti, scrivi molto bene, tanto bene da arrivare subito al cuore. Grazie, ti abbraccio e resto in attesa del nuovo libro. Con affetto”.
“Brava Claudia, il tuo libro è veramente molto bello. A settembre lo leggerò in classe ai miei alunni”.
“Rebecca e le Janas avrà un posto d’onore nella mia libreria: l’ho letto, carinissimo. C’era la parte dei lumicini in onore dei defunti che mi ha fatto ricordare mamma, quando eravamo più piccoli li metteva anche lei, poi anno dopo anno non l’ha fatto più… ma tante altre cose: lasciare il cibo per i morti ad esempio. Proverò quando avrò più tempo anche io qualche ricetta. Mi piace il tuo modo di scrivere e descrivere le cose, non ti perdi in frasi ad effetto ma punti dritta al discorso e lo esponi in maniera comprensibile a tutti”.
“Ho letto “Rebecca e le Janas” che dire… bellissimo. E’ stato come fare un tuffo dentro di me per riscoprire un mondo che è ancora lì, reale, tangibile, che appartiene a tutti noi da sempre, ma che troppo spesso viene messo in un angolo. Attraverso quel mondo che è in noi, se gli permettiamo di uscire, riusciamo a cogliere quelle sfumature che solo gli occhi dei bambini, senza veli e filtri, riescono a vedere. Penso che sarebbe un ottimo libro da adottare nelle scuole, i testi di “narrativa” che ci venivano assegnati come lettura per le vacanze estive? Verrebbe letto con entusiasmo e curiosità. Attraverso queste fiabe viene trasmesso “un sapere” che la maggior parte dei bambini e ragazzi ignora come ad esempio “Sa mama ‘e su bentu” dove di parla dei venti e la loro provenienza; senza dimenticare poi la morale che emerge da ogni singolo racconto. Hai fatto centro ancora una volta! Complimenti! Ps: molto gradite anche le ricette!!!”.
“Gentilissima Claudia, non devi ringraziarmi per un dono che tu hai fatto a noi e alla Sardegna tutta. Il testo si presta assolutamente ad attività didattiche, l’ho proposto diverse volte, lo scorso anno anche con assaggio di pan’e sapa, poi abbiamo illustrato ed rianimato la storia da cui sono scaturite diverse riflessioni…le bambine sono rimaste incantate, qualche collega ha pianto”.
“ Rebecca e le Janas è delizioso! Mia nipotina ha voluto che glielo leggessi io. Mi diceva di non smettere nonostante fosse mezzanotte…le è piaciuto!”
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