Tutte le volte che mi preparo allo studio di un fiore o di un frutto trascorro parecchio del mio tempo con lui. Per lo più lo osservo, lo mangio quando è possibile, ne esamino ogni minima parte, e soprattutto ascolto i racconti che la mia famiglia me ne fa.
Sull’albicocca avrei molto da dire: mio padre non la ama per niente. Strano da pensare, ama tutta la frutta! Ma l’albicocca ha una sua particolare storia familiare: la zia, quando lui era molto piccolo, ne aveva una grande pianta in giardino e ogni estate preparava una conserva asprissima, dice lui. Quindi è stata messa nella scatola dei “cattivi”.
Nonna la chiama piricocu e questo nome ha in sé un pizzico di delicatezza e un pizzico di eros. Piricocu è un vezzeggiativo spesso usato per coccolare le bambine: beni innoi piricocu (vieni qui albicocca), ma piricocu significa anche vulva.
Sì, dai non dirmi che non ci hai mai pensato.
In Sardegna questa somiglianza non è sfuggita, tanto che le erbe utili per la cura dell’apparato riproduttivo femminile sono spesso dette erba de piricocu (vedi iperico).
Io so che è un frutto profumatissimo, vellutato come la pesca, e colorato come il sole quando sorge o tramonta. E soprattutto so che è un frutto che ha in sé il sole.
Queste informazioni per chi conosce l’arte della segnatura sono più che sufficienti per entrare dentro il mondo dell’albicocca.
Si tratta di informazioni che dicono su questo frutto molto più di alcuni libri. Ma visto che di curiosità ce ne sono tantissime, preparati ad una densa lettura.
Su piricocu in Sardegna
L’albero di albicocche, il prunus armeniaca appartiene alla famiglia delle rosacee e dentro di sé custodisce il segreto del sole e della vita. E’ senza dubbio un frutto del solstizio: non solo ti porta dentro la luce e ti aiuta a combattere le tue ombre, ma ti dona anche la forza di cui hai bisogno per farlo. In Sardegna nostre nonne lo sapevano bene e dunque usavano l’albicocca su diversi fronti.
Gli usi principali erano di natura gastronomica, ma l’albicocca è sorprendente e a studiarla, di lei scopri cose davvero interessanti.
Con la polpa si preparava una buonissima conserva, quella che mio padre odiava perché aspra: c’è da dire che con la giusta dose di zucchero e soprattutto, eliminando la buccia, la conserva è dolcissima. Te lo dico perché l’ho preparata proprio qualche giorno fa. icetta: la conserva di piricocu
1 kg di albicocche (prive del nocciolo)
700 gr di zucchero bianco
Metti in pentola le albicocche e lasciale appassire. Quando saranno morbide passale con un passaverdure. Metti sul fuoco e aggiungi lo zucchero. Lascia cuocere a fuoco lento fino a che la conserva non si sarà addensata a tuo piacere. Invasa e conserva.
Ricetta: Pilarda di piricocu
1 kg di albicocche private del nocciolo
1 zanzariera o tovaglia con trama fine
Questa è un’altra tecnica di conservazione del frutto: lavalo, privalo del nocciolo, mettilo in graticole coperte da una zanzariera o tovaglia di cotone non troppo spesso e lascia ad asciugare al sole per tre giorni. Abbi cura di portare dentro casa la notte e per i seguenti tre giorni inforna a 50° per un’ora al giorno. Verifica l’umidità del frutto, se necessario ripeti l’operazione, altrimenti invasa e conserva.
Piricocu: usi medici in Sardegna
L’albero secerne una gommoresina del colore dell’ambra. Raccoglila in Luglio / Agosto e usala come emolliente, antinfiammatorio e bechico.
Le nonne ritenevano inoltre il frutto un ottimo rigeneratore dei tessuti e lo impiegavano per via esterna per preparati tonificanti della pelle.
Ricetta cosmetica: machera per il viso
5 albicocche
1 cucchiaio di miele
Priva l’albicocca del nocciolo e della buccia, schiaccia con una forchetta, aggiungi il miele e metti in posa sul viso per 10 minuti circa.
Ricetta cosmentica: scrub per corpo e viso
5 albicocche
1 vasetto di yogurt bianco
1 cucchiaio di semola
Priva l’albicocca del nocciolo e schiaccia con una forchetta. Aggiungi lo yogurt ed infine la semola. Usa per purificare viso e corpo.
Piricocu: usi medici ed erboristeria tradizionale
In laboratorio si sono scoperte cose davvero sorprendenti in merito a questo frutto che confermano gli usi tradizionali: l’albicocca contiene magnesio, fosforo, ferro, calcio, potassio, bromo, vitamina B, C, PP e carotenoidi (precursori della vitamina A).
La vitamina A ci garantisce protezione alla pelle e ci aiuta nella vista specie crepuscolare). E la dea solo sa quanto bisogno abbiamo di proteggere la nostra pelle durante l’estate.
La vitamina B dona energia a livello neuronale (e non solo).
La vitamina C è un super antiossidante.
Il bromo combatte ansia e depressioni stagionali: sì esattamente come l’iperico, suo fiore gemello, anche l’albicocca ci aiuta a combattere le nostre ombre. Il bromo aiuta anche le donne in menopausa ed è ottimo sostegno contro l’insonnia.
Il magnese aiuta i diabetici contro l’innalzamento della glicemina: certo contiene zuccheri, ma entra in interazione con il nostro corpo in maniera tale che sia in grado di gestire a dovere la glicemia (ovviamente non consumare casse di albicocca dopo aver mangiato 300 grammi di pasta al sugo).
E’ antianemica (combatte problemi di cattivo assorbimento di ferro).
E’ ottima per la crescita dei bambini e per ripresa dei convalescenti ed anziani (proprio in quanto portatirce di incredibili oligoelementi).
Il nocciolo e i semi de su piricocu
I semi, contenuti nel nocciolo dell’albicocca, donano un olio emolliente davvero apprezzato, ma il loro uso non si esaurisce qui.
La cosa davvero interessante è questa: dai semi si estrae il laetrile ritenuto oggi antitumorale (presente anche nei semi di pesca e mandorla amara).
Già tra il 2600 e il 2800 a.C. in Cina composti a base di laetrile erano usati come antitumorali. Egizi, greci e romani così come gli arabi erano a conoscenza delle proprietà biologiche dell’acqua di mandorle amare usata per curare tumori.
Presso gli Hunzakut un piccolo regno contiguo al Pakistan, il cancro è pressoché assente: questa popolazione consuma una grande quantità di gherigli di albicocca e albicocca.
Se stai pensando di fare incetta di semi di albicocca o di mandorla amara ti ricordo che contengono amigdalina. A tal proposito ti riporto quanto segue: “l’EFSA ha esaminato la documentazione scientifica disponibile ed è arrivata alla conclusione che una persona adulta può consumare tre semi di albicocca al giorno senza incorrere in pericoli di intossicazione. Per i bambini invece la quantità sicura è di mezzo seme”.
I semi non si buttano: dalla loro lavorazione si otteien un piccolissimo strumento musicale aerofono detto sulìttu de pìsu de piricòccu (fischietto di nocciolo di albicocca) ma anche detto òssu de barrakòccu (osso di albicocca) o anche frùsciu. Secondo Padre Atzeni era strumento già noto all’uomo e alla donna primitivi sardi, ma a lungo è rimasto giocattolo destinato ai più piccoli e richiamo per uccelli. Il fischietto riproduce infatti un suono simile al trillo di alcuni volatili.
Piricocu: erboristeria emozionale
Chiudo questo approfondimento sull’albicocca raccontandoti le posizioni dell’erboristeria emozionale che io amo moltissimo.
A guardare questo frutto lo si capisce subito, è un frutto solare che ci fa forti, ci dona energia e restituisce forza per affrontare le nostre ombre. Non è solo la segnatura a suggerircelo, ma è anche la scienza. Una rapida occhiata agli elementi che lo costituiscono confermano questa posizione.
Per questo secondo l’erboristeria emozionale l’albicocca:
- favorisce l’allegria, e ci restituisce la voglia di essere giocosi. In un certo senso libera il bambino che dorme dentro ciascuno di noi.
- aiuta nella relazione con i figli rendendoci accoglienti.
- aiuta a rivendicare il proprio spazio nella vita e ci dona forza quando si ha la sensazione di non averne più.
- aiuta ad allontanare i falsi amici e trovare il coraggio di affrontare antiche paure irrisolte.
Forse esistono dei frutti dei quali è possibile fare a meno, ma non è il caso dell’albicocca.
Nei commenti raccontami come la utilizzi e quali ricordi ed emozioni leghi a questo frutto. Sarò felice di leggerti!
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