Sardegna: il fine che non giustifica i mezzi

Quando si pensa di bruciare libri

La Sardegna è anche questo, tentativi di tirar su di sé l’attenzione in maniera scioccante, perché delle volte sembra non esserci altra possibilità per farlo.

E l’idea del Presidente della Provincia, del sindaco di Nuoro e dell’ assessore comunale alla Cultura mi ha scioccata per davvero: bruciare libri per salvare cultura. Assurdo no?

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Eppure l’idea è stata elaborata, pianificata e messa in scena nella Atene sarda, la piccola e gustosa Nuoro, intitolando l’evento Cenere, in ricordo dei bei vecchi tomi andati della grande concittadina G.Deledda, che c’è da dirlo, è probabile che i libri glieli avrebbe fatti ingoiare volentieri, altro che gavettoni!

L’evento manco iniziato è stato immediatamente bloccato, perché a Nuoro certe cose nemmeno si devono pensare. Nuoro crea, non distrugge cultura, e visto che il fuoco lo ferma solo l’acqua, si è deciso per un bel secchio e una bella bottiglia che è probabile, abbiano entrambi raffreddato i bollenti spiriti degli aitanti amministratori, improvvisatisi esperti in fatto di comunicazione.

Non c’è che dire, l’attenzione l’hanno attirata per davvero sulla questione, d’altronde sono certi d’aver colpito nel segno con questa “iniziativa”, e pare di “manifestazioni” come questa siano tutti intenzionati a farne delle altre.

Tutti e tre si dicono consapevoli che per assicurare un futuro alla Biblioteca Satta (di questo si parlava, anche se l’evento ha in parte oscurato il fatto) debbano salire sul traliccio, ma sono certi d’aver fatto come gli operai disperati nel tentativo di salvare il posto di lavoro. Come a dire che per salvare il lavoro in fabbrica, gli operai bruciano la struttura. Ma va beh, andiamo avanti.

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D’altronde si giustificano, i libri che intendevano bruciare erano vecchi manuali d’informatica, camuffati da romanzi… ah, allora va tutto bene, mica l’informatica è cultura e merita rispetto, mica l’informatica ha accelerato la comunicazione e ha schizzato piccole realtà locali direttamente nel cuore del mondo, mica è grazie all’informatica se il loro “evento-iniziativa-manifestazione” lo hanno seguito tutti.

Inizialmente la notizia mi ha spiazzata: per fortuna non ho un’opinione immediata in merito a tutto, per quanto fuoco e libri, fuoco e donne siano associazioni che mi puzzano di bruciato.

Poi l’opinione me la sono fatta: bruceresti un rosario per restituir vigore alla chiesa? Butteresti giù una foresta per salvare la natura? Picchieresti la gente durante una campagna contro la violenza?

Probabilmente no. E allora? Perché questa logica della contrapposizione dovrebbe aver valore per il libro? Perché che che se ne dica, il libro è stato consacrato da molti ma non è sacro e del suo valore intrinseco si parla spesso, ma alcune parole sono come foglie al vento.

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Oggi bruciare un libro non significa perdere cultura, significa piuttosto perdere rispetto nei confronti della cultura: di uno stesso libro ci sono centinaia, migliaia di copie sparse nel mondo, molto spesso digitalizzate e diffuse via web. Quel che mi preoccupa è piuttosto il significato che si insinua con il gesto: che per la giusta causa si può sacrificare cultura, di qualsiasi cultura si tratti. E io a questo sacrificio non sono pronta. Tu?

Se vuoi puoi dare uno sguardo anche a questo articolo.

Photo Credit: Wikipedia

 

2 Comments
  • antonio
    Giugno 8, 2012

    quando x la loro ormai evidente mediocrità i politici non sono capaci di far politica ,vanno in giro a mendicare visibilità x far credere di esistere ma ormai sono già il passato……………..

  • Kalaris
    Giugno 10, 2012

    Quest’iniziativa certo non era a mio parere da promuovere. Mai bruciare un libro! Mai!

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