Credo d’avere uno spirito antico. Vecchio direbbe qualcuno, vecchissimo bofonchierebbe qualcun altro. E’ così da sempre. Credo d’avere uno spirito antico, che cerca disperatamente di tornare a casa sua. Da bambina, ricordo e sorrido, guardavo la terra e pensavo a chissà quanti uomini l’avevano calpestata, e le pietre mi domandavo quanti le avessero toccate. Magari anche qualcuno di quei personaggi che erano nei libri di storia, che studiavo. O meglio ancora personaggi che nei libri nn comparivano,ma la storia l avevano vissuta.
Più passano gli anni più questo mio tratto si fa forte. Gli oggetti nuovi sono belli, ma vecchi, usati, toccati, vissuti sono meglio, che si tratti di libri, di utensili da cucina, di borse, di anelli, di sottovesti. Che il mio stomaco lo sente, hanno una storia da raccontare, e tu non ci crederai, riesco a sentirla.
Delle volte però ci sono quelli che non parlano, che non ne hanno bisogno, perché chi ancora li possiede lo fa per loro. E io ascolto. Conservo. Sono un’arca, un cofanetto, un sacchetto, un carillon con ballerina che danza e musica vintage che suona. Ascolto e conservo.
Qualche giorno fa sono riuscita a procurarmi uno stampo per il pane, non è antico, ma è inciso su di un modello antico, del 1911, usato per chissà quante occasioni a Padria. Più lo maneggio più il mio stomaco lo sente, che quell’oggetto molte vite fa è stato mio e ora è tornato a casa. Il mio spirito, quello antico, quello vecchio è un po’ più felice, ma ora ne vuole di più, sempre di più.
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