Quando i morti ritornano

31-ottobreDiscutere in merito alla paternità relativa ad una festa tanto diffusa, come quella che celebra il ritorno dei morti, è cosa ardua e di poco interesse. Risulta più utile e affascinante scoprire il motivo che ha spinto popolazioni tanto differenti e lontane fra loro, ad immaginare che in quel momento preciso, che scandisce la fine di ottobre ed il principiare di novembre, i morti possano affacciarsi, seppure per un breve periodo, in quella finestra che consente l’accesso al mondo dei vivi. Che sia perché realmente il confine che separa i due mondi in quelle poche ore risulta essere più flebile?Lo credevano i sardi di ieri, lo credevano glia nglosassoni, ma non solamente. Oggi quella giornata viene celebrata, come occasione per far festa, non curandosi, il più delle volte, d’andare a spolverare quel significato recondito, che gli anni, i decenni e i millenni hanno impolverato e nascosto agli occhi di chi si accontenta della superficie. Il Samhain, celebrato il 31 di ottobre, rappresentava una festa del calendario celtico in onore dell’ultimo raccolto; ancora oggi è celebrata dai continuatori dell’antico culto, che in alcuni casi si lasciano chiamare wiccan. Era momento festeggiato ampiamente con dei fuochi.

Una volta che questi fossero stati spenti, si conservavano ceneri e carboni che avrebbero assunto funzione protettiva e apotropaica ( un po’ come accadeva per Sant’Antonio in Sardegna ). Una festa agricola in principio, alla quale si lega un significato prettamente spirituale. Quella breve notte era ritenuta il periodo più magico di tutto l’anno.

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Lo scudo che divideva il mondo dei vivi da quello dei morti, veniva abbassato e si consentiva ai secondi di fare ritorno. Questi avrebbero potuto ripercorrere e rivisitare quei luoghi che abitarono e amarono quando ancora si trovavano sulla terra con lo status di viventi, mentre la grande festa posta in essere dagli uomini, li celebrava. Un modo attraverso il quale il contatto con gli antenati e con la tradizione, veniva protratto negli anni.

Usanza e credenza che il cristianesimo non è mai riuscito a cancellare totalmente, seppure i tentativi e gli sforzi siano stati notevoli. Ciò che gli riuscì fu di sovrapporre ad una antica festa, quella nuova, di fattura cristiana. La festa di tutti i morti. E se quanto detto è vero per il mondo anglosassone, certo lo si può affermare anche per il tradizionale mondo sardo. La festa prende il nome di is animeddas, de is mortus, de sos mortos, o de su mortu mortu .La notte del 1 novembre, in Sardegna, il portone che costringe altrove le anime del purgatorio si apre d’improvviso permettendo a queste di abitare le case, che un tempo furono di loro proprietà, o di visitare quei luoghi ai quali, per l’uno o per l’altro motivo, si sentono profondamente legate.

I bambini sardi nella magica notte, vagano vestiti di stracci, quasi a voler simboleggiare le anime dei piccoli defunti, e bussano di porta in porta. Domandano secondo una formula che differisce di località  in località una piccola offerta. Potreste dunque sentirvi dire, ripetuto in cantilena: “seus benius po is animeddas” oppure “mi das fait is animeddas” o ancora “su bene de sas ànimas” o “carki cosa po sas animas“. Non temete, vi domandano semplicemente un piccolo dono per le sfortunate animelle del purgatorio, che in quella notte vengono ricordate più che in ogni altro giorno. Se vi ritenete accaniti prosecutori della tradizione, disdegnate di offrire di caramelle confezionate, o dolciumi sponsorizzati.

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Assomigliereste molto di più alle vostre madri abbandonando nelle tasche dei bambini pabassini, mandarini, caramelle, cioccolati, o melagrane, tipico frutto votato ai morti. I più poveri un tempo, pur di donare, regalavano ceci e fagioli. E immaginiamo che non venissero rifiutati dai bambini. Esisteva, ed esiste ancora in Sardegna, una tradizione dolciaria che si lega a questo fantastico e misterioso periodo dell’anno. Ricca e varia, conosce come base tipica la saba, prodotta tramite la cottura del mosto, che dona ai dolci un colore scuro, quasi nero, come se questi dolci, attraverso il proprio insolito aspetto, volessero affiancarsi ancora meglio alla celebrazione in atto. Ma questa è un’altra storia.

E’ inoltre importante ricordare che tra il 1 ed il 2 di novembre vi è la tradizione, tutta sarda, di celebrare i morti con una frugale cena. Questa in origine era a base di fave, piatto tipico dei morti, in seguito l’alimento principale sarebbe divenuta la pasta. I piatti venivano lasciati la notte, sulla tavola apparecchiata, perché i defunti che sarebbero ritornati, avrebbero controllato che la casa fosse in buone condizioni e si sarebbero successivamente sfamati. Non certo con il cibo, ma solamente con l’odore. Era fondamentale ricordarsi di non lasciare sulla tavola posate quali forchette o coltelli. Il sardo immagina i morti non sempre felici del proprio status, ed in un impeto d’ira potrebbero essere tentati di portar via con sé un parente ai quali sono stati  particolarmente affezionati in vita.

Le tradizioni descritte sono innegabilmente simili: è però difficile dire se siano nate in maniera dipendente o indipendente le une dalle altre. Quel che è certo è che le celebrazioni hanno posto l’accento su un periodo dell’anno estremamente particolare: le ore di buio aumentano rispetto a quelle di luce, e il buio cosi come la notte, rappresenta l’elemento principe entro il quale le anime dei defunti si ritiene si muovano. In Sardegna è inoltre il periodo dell’anno nel quale i semi vengono posti sotto terra, in attesa che germinino: si ritiene che il contributo degli avi sia fondamentale per il successo del futuro raccolto.

is animeddas

4 Comments
  • Gino loche
    Ottobre 31, 2009

    per Claudia Zedda, Sono il presidente del circolo sardo di Gallarate (va), vorremmo fare un incontro su S’accabadora, nei gironi del 21-22/11/2009, può interessarti, oppure sei disponibile a venirci a trovare?
    Cordiali saluti. Loche Gino
    Tel. 348/7982888

  • Kalaris
    Novembre 1, 2009

    Mi farebbe molto piacere. Ci sentiamo tramite mail o cell per definire meglio le cose!!
    Buona domenica.
    C.Z.

  • Alfa
    Novembre 3, 2009

    Molto interessante.
    Ti segnalo che la tradizione di lasciare un piatto di minestra in cucina per i morti in questa occasione c’è anche dalle nostre parti.

  • Kalaris
    Novembre 4, 2009

    Grazie Alfa!!
    Il ritorno dei morti in quelle particolari giornate è credenza diffusa un po ovunque e coccolarli è d’obbligo 🙂 Usate anche voi le fave? Qui in Sardegna è ritenuto il cibo principe per le anime che “ritornano”.

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