Un po’ in ritardo, ma come si dice, meglio che mai. Come da accordi, di quelli che si prendono fra sé e sé. è arrivato il 20 di Dicembre. Ma differentemente da quanto accordato il libro è arrivato un giorno prima. Non il libro ma i libri. Dieci preziosissime copie.
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Preziose soprattutto per me. Una chiacchierata con Davide lunga e piacevole. Diventa rilassante pucciare sul pulsante de “La Riflessione” attendere che mi invitino a salire e farmi riscaldare dal piccolo, ma accogliente antro che profuma di libri e di gente che crede in quel che fa.
E quando seduta attendo d’essere ricevuta, non penso più a cosa dirò, ma mi chiedo cosa mi sentirò dire. Non vi racconterò di ciò che s’è detto e di ciò che s’è sognato. Vi racconterò che sul tavolo c’erano ad aspettarmi dieci copie di un libro che portavano il mio nome, fatte di carta ed inchiostro, che mi guardavano quasi fossero cosa viva. Troppe, troppo poche. Fatto sta che è probabile dovrà acquistarne delle altre, perché come mi disse già in Ottobre, alcuni desiderano che sia io stessa a portare loro il libro. Una fatica penserete.. no.
E’ la soddisfazione del momento. E’ come dare agli altri un pochino di sé, tanto quanto la carta è riuscita ad assorbire. E la carta beve più delle spugne, ma differentemente da queste, pur strizzata non perde. Dieci copie, un amuleto e un gagliardetto. E’ appeso sopra il mio letto. Evito di guardarlo. Perché a vederlo dovrei prendere consapevolezza di quello che accade.
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E prendere consapevolezza significherebbe far l’abitudine alla meraviglia che ogni giorno picchietta sulle mie palpebre chiuse e mi dice che è arrivata l’ora ancora una volta d’aprire gli occhi e prendere a sognare. Consapevolezza che soffio via con leggerezza ogni qual volta apro un libro e su quella pagina bianca lascio ricadere dell’inchiostro, che prende forma di parole, pensieri e nomi. Il mio.
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