«Se non prendi sonno chiamo Mommotti! » E seppure tu non sapessi chi fosse questo Signor Mommotti, vuoi per il tono di tua madre, vuoi per quello sguardo che ha sempre fatto molto più della parola, dormivi. Ma tra l’intorpidimento e il sogno te lo domandavi, chi fosse l’illustre ignoto ripromettendoti che avresti dato un volto a chi tormentava le tue prime notti insonni.
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E quando il tempo mi ha concesso tregua ho deciso di mettermi sulle tracce dell’oscuro mommotti, che oramai d’anni dovrebbe averne un bel pò. E cercando di lui, mi sono imbattuta in un mondo di fantastiche creature, partorito dalla genialità sarda. Un mondo che incanta e intimorisce, insegna e indica la strada seguita e da seguire. Ombre oggi che pur riescono a ricordarci chi siamo stati, e chi non avremmo dovuto smettere d’essere. E mentre avida inseguivo la risposta che dissetasse la mia curiosità ho riposato con i giganti, ho ballato con le janas, ho bevuto dalle fonti sacre con Luxia, ho passeggiato per i vicoli dei paesi che ora sono città in compagnia dell’erkitu, ho osservato da lontano cosa significa essere panas, volato con le kogas e le sorelle surbiles, e mi sono lasciata intimorire dai danzatori infernali che abitano le chiesette di paese a notte fonda.
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L’ammuttadore mi ha svegliata a notte fatta e le creature ctonie mi hanno ospitato presso le loro dimore, mostrandomi quali tesori nascondano. Mi hanno insegnato che essere sardi significa essere imprigionati in una rocca, i cui muri sono d’acqua e sale, ma dai quali nessuno desidera fuggire. Si tratta di un mondo che ha tanto da raccontare, e lo fa sottovoce. Sta a noi decidere se ascoltarlo. Io, ho prestato orecchio.
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