I mezzi sono differenti, ed alcuni nel corso della disamina sono stati già presi in considerazione. E’ utile ad esempio porre nella stanza un treppiede o una saggina rivoltati, perché la donna strega non possa più fuoriuscire dalla stanza, di modo che questa resti imprigionata e sia tenuta a rivelare il proprio segreto. Un altro mezzo estremamente utile, è il pronunciare la parola “sale”, dinanzi alla strega, questa non potrà trattenersi dall’orinare subito. Era possibile riconoscere una strega vampiro se, essendo certi che questa fosse presente nella stanza in forma mutata, le si ordinasse di far ritorno il giorno dopo, in orario convenuto per ritirare un dono.
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Ella sarebbe stata dunque costretta ad eseguire ciò suddetto. In tal maniera, l’identità della stessa sarebbe stata nota. Secondo una buona messe di leggende, la strega che ha assunto fattezze differenti, di gatto o di mosca, di fumo addirittura, può essere o ustionata o bastonata o imprigionata. In tal modo la mattina seguente la donna porterà i segni dello scontro che avvenne nella notte e la si potrò riconoscere, ma non incorrerà nella sanzione sociale, perché il suo destino è stato determinato da Dio. Inoltre, se si percepisce un rumor di caldaia battuta in piena notte, sarà sufficiente rivoltare un capo che indossiamo, o gettar alle spalle il cappello, per smascherare la strega volante. Cadrà dinanzi a noi, nuda e ferita con molta probabilità . Quando questo accade a Guasila, le streghe vampiro scoperte si scambiano delle mele rosse, per riacquistare le virtù momentaneamente perdute. Un modo per guarirle definitivamente pare essere quello di tagliare la coda che possiedono fin dalla nascita, mentre secondo Lutzu, unica cosa che risulta letale per le stesse e il cibarsi di pane tagliato con la falce messoria.
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Da “Creature Fantastiche in Sardegna” di Claudia Zedda
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