E’ leggenda e ci racconta di un tempo antico in cui i sardi del fuoco non avevano conoscenza. Obbligati al freddo, al buio e a consumare carne cruda, male minore secondo i buongustai, destarono la pena e la pietà di un sant’uomo. Il suo nome suonava come Sant’Antonio e di lui si racconta ancora oggi.
Uomo di buon cuore decise di recarsi presso le porte degli inferi. Non solo sapeva dove queste si nascondessero, ma pare che questo suo incarico non abbia destato in lui alcuna preoccupazione, astuto e lesto come sapeva essere. Ad accompagnarlo v’era il suo bastone di ferula, che scopriremo poi essere il cuore dell’intrigo e il suo piccolo maiale, senza il quale la leggenda vuole il santo non si spostasse mai.
Qui la tradizione si fa per lo meno duplice. Alcuni vogliono che il santo dopo diverse peripezie riesca a varcare personalmente le soglie infernali, altri raccontano che i demoni dotati di una certa pudicizia non abbiano accolto un santo all’inferno, ma abbiano aperto le porte al suo maiale senza dubbio peccatore più del santo.
La confusione provocata dall’animale, racconta sempre su contu, indusse i demonozzi a far entrare il Santo senza troppe cerimonie. In teoria avrebbe dovuto richiamare all’ordine il rosato maiale e andar via con una certa rapidità, in pratica muovendo sbadatamente le braci con il proprio bastone rubò il fuoco. Il cuore della ferula altamente infiammabile ieri come oggi, prese rapidamente fuoco e fuoriuscito il santo di tutta fretta dagli inferi donò il prezioso elemento ai sardi.
Il grido ancora viene ricordato come “Fogu, Fogu per su logu; Linna, Linna po sa Sardigna!”. Per chi non avesse afferrato : ”Fuoco, Fuoco per ogni luogo; Legna, Legna per la Sardegna!”.
Ecco come i sardi scoprirono il fuoco e come questo bene primario si diffuse sull’isola.
Leggende dai toni simili sono presenti non solo sull’isola, ma anche in terre piuttosto lontane ad attestare forse antichi legami. Alcuni hanno azzardato una similitudine fra S. Antonio Abate e l’eroe mitico Prometeo, che rubò il fuoco agli dei per restituirlo agli uomini, pur incorrendo nelle ire di Zeus. Non c’è che dire la somiglianza effettivamente non manca soprattutto se si conta che i più cattivi hanno sottolineato come effettivamente i tratti dimostrati da Antonio non sembrano appartenere propriamente ad un santo. Astuzia, ottima attitudine al furto, mano lesta. Più ben si adatterebbero ad un eroe pagano; che questo si chiami Prometeo o altro discorso.
Che in questa leggenda ci sia di arcaico questo è d’altronde dimostrato dal fuoco custodito nel sottosuolo. Non deve apparire insolito che il fuoco, secondo la tradizione pagana, fosse collocato proprio sotto terra, dove poi si verranno a stabilire gli inferi cristiani. Un elemento come il fuoco, sino ad ere recenti sentito estraneo dagli uomini, non poteva che essere custodito dalle divinità ctonie, abitanti del sottosuolo. Di come poi questo sottosuolo sia divenuto dimora del demonio, scopriremo in seguito.
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