Sisinnia è una creatura fantastica che si riconnette al misterioso mondo delle streghe. Impregnata di cattolicesimo, figlia della nuova cultura egemonica si distacca dalle sue sorelle maggiori, per forma ed intenti. La tradizione la vuole indemoniata, strega che può avere la testa di gallo e il becco aguzzo. Si racconta che sia stata lei a costruire, impastandoli con farina maledetta, i chiodi che avrebbero fermato Cristo sulla croce. Alcuni parlano di lei come di una alleata del diavolo, come di una donna malvagia che strozza e non più dissangua i bambini, o come di una gigantessa con braccia lunghe come pertiche, e mammelle simili a scope.
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E sembra che la sua dimora sia la Sardegna centro settentrionale tutta. L’origine del suo nome fa sorridere. Se ripetessimo velocemente, come doveva accadere a messa, la parola sinagoga, qualcuno potrebbe afferrare sina – coga, soprattutto se coga in dialetto significa strega. E’ così che deve essere andata. Demonizzata in chiesa la Sinagoga presto questa divenne donna, il cui nome proprio si trasformò in Sisinnia e lo status definito dalla parte finale dell’etimo: coga.
Di nuova generazione anche un’altra figura che si viene a creare in epoca tarda e grazie al contributo della presenza spagnola in Sardegna. A differenza di quelle donne che la precedettero, avvolte dal mistero e rispettate dalla società , la brusha è ben altro.
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Creatura reale, in carne ed ossa. Alcune di loro vennero addirittura catturate e processate, seppure della più famosa di loro, Giulia Carta, al fine si perse traccia e ne dobbiamo semplicemente immaginare l’impietosa morte, dettata dalla mano dell’Inquisizione o della sorte. La brusha il cui nome per la prima volta è attestato nel sinodo di Cagliari del 1628 ha viaggiato per tutta la Sardegna. E’ la famosa fattucchiera, colei che possiede l’arte dei filtri e delle erbe, colei che predice il futuro e lo sa influenzare, nel bene e nel male. Nel peggiore dei casi divenne sinonimo di pettegola, imbrogliona e donnaccia. Solo nell’algherese il termine bruixa indica ancora la mitica creatura fantastica che vola a notte fonda e muta forma per insinuarsi nella altrui dimore, mossa da un appetito istintivo che non può fermare, accusata spesso ingiustamente delle morte di quei numerosi bambini che in Sardegna vennero uccisi da altra creatura, la fame e la precarietà .
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