Ipotesi di viaggio: Castiadas al profumo di miele e macchia mediterranea

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Capita delle volte di non riuscire ad apprezzare quel che si ha sotto il naso. Per fortuna sono guarita da questa brutta malattia e anche se Castiadas (e dintorni) li frequento da che ho sei anni, ancora riesco a scovare in quel piccolo angolo di mondo di che stupirmi.

Prendi ad esempio qualche fine settimana fa, quando il tempo non era certo di quelli belli, che ti consentono di andare al mare, ma la voglia di fare e di fotografare c’era tutta. Ottimi presupposti per una bella escursione e dopo un pranzo piuttosto importante, tanto per smaltire si è deciso di fare una passeggiata. E quando di asparagi, funghi e more da raccogliere non ce ne sono più o non ce ne sono ancora, se a Castiadas dico “facciamo una passeggiata” voglio intendere “facciamo una passeggiata a S’acqua Callenti”.

L’acqua calda (S’Acqua Callenti) – Le sorgenti e i sentieri

Te lo dico sinceramente, non so per quale motivo siano dette “de s’acqua callenti” visto che l’acqua, per lo meno quella che arriva a noi, non è per niente calda. Poco male, il nome è caratteristico e pure carino e da quello che è il punto d’accesso all’acqua (un piccolo rubinetto incastonato alla bell’è meglio nella pietra) si diramano una notevole quantità di sentieri. Noi abbiamo deciso di seguire quello che conduce direttamente, in pochi chilometri di leggerissima salita alla “Casa de S’Acqua Callenti”. Si è trattato di una passeggiata rilassante che porta direttamente a un piccolo complesso, credo utilizzato per campeggiare o per banchettare. Oltre all’acqua che senti gorgogliare sotto la bassa macchia mediterranea le cose che io reputo essenziale non perdere di vista sono almeno tre:

  • il mare in lontananza, che ti consente di tuffarti in paesaggi di solitario verde, selvatico e forte;
  • la vegetazione silenziosa, che nonostante l’arsura del luogo cresce e si moltiplica;
  • la fauna: i più fortunati (e silenziosi) possono scovare fra il cisto e il lentischio i cervi sardi e l’aquila reale.
D’accordo, noi non abbiamo visto né l’aquila, né il cervo, non questa volta per lo meno, ma la comitiva era di quelle piuttosto chiassose. La vegetazione però non mi è certo scappata di vista: c’era il cisto, c’era il lentischio, c’era l’aglio selvatico, il ginepro, e negli angolini più freschi il capelvenere e felci come se piovesse. L’altipiano che ti accoglie è confortevole, taciturno e malinconico: da lì puoi sognare di vedere il mare.

Il miele di Mary – Sa Domu e s’Abi

Anche la giornata seguente non è stata di quelle ideali per il mare sicché ho pensato bene di far visita a Sa Domu e S’Abi, in località Camisa. L’idea era quella di comprare del miele per me e per la mia bambina, che non c’è notte che non se ne mangi un cucchiaino con latte e biscottini. Poi ho conosciuto Mary e Antonello e ho deciso che qualche foto la dovevo necessariamente scattare.

Non sono solo ospitali, ma dei veri e propri artigiani di Sardegna che non lavorano il legno, non lavorano il sughero, non lavorano il lino ma collaborano con le api per la creazione di un delizioso miele.

Lo credo veramente, il miele è un alimento in grado di prevenire e curare cento e uno mali, e Aristeo, padre dell’apicoltura sull’isola secondo la tradizione, sarebbe fiero del loro lavoro.

Mary mi ha mostrato tutto, raccontandomi gran parte di quello che c’è da sapere sul miele e sulla sua preparazione. Insomma, tu sapevi come è possibile dire che un miele è di lavanda piuttosto che non di cardo o misto? Ora io lo so.

 

“Le api volano tutte verso l’odore più inteso per natura, quindi se è in fioritura la lavanda, e le posizioni nei pressi di un bel campo di lavanda, si butteranno tutte su quel fiore”.

Poi c’è il test palato, infallibile a detta della apicultrice, ma naturalmente anche il controllo in laboratorio può aiutare. Si muove parecchio questa giovane amica delle api, che ho conosciuto a Quartu al  mercatino del sabato, mentre io ero alla ricerca di buon miele e semola sarda, e porta il verbo delle api ovunque.

D’altronde delle api si sa solamente che fanno il miele, ma da sapere, te lo assicuro, ce ne sarebbe molto di più. Te lo dice una che credeva che quelle api grosse, tozze e laboriose fossero api regine…

 

“No”, mi ha corretto lei, “quelli sono i fuchi”, e per fortuna ho visto di recente un cartone animato sulle api e sapevo chi fossero i fuchi fichi!

L’ho salutata con un sacchetto pieno di miele e con la promessa di rivederci, che non mi posso certo perdere  il procedimento per la preparazione della pappa reale.

In macchina ho immediatamente assaggiato il miele di timo, mai provato fino ad allora: sì è vero, è un toccasana contro la gastrite!

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