Scrivo poco, scrivo come al solito di notte. Ma ciò che conta in fondo è che scrivo.. comunque. E’ una necessità che mi richiama e io, traballante e stanca, incerta e pensosa non posso che rispondere. Incerta più che altri giorni questa sera. Occhi stanchi, mani lente, mente pigra. Con indosso quel drappo celeste che mi ricorda degli esami dati, e dei momenti creduti dimenticati.
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Voglia di primavera che scalcia e piedi freddi che mi invitano sotto le coperte. Ma è sera.. e il resoconto è d’obbligo. Viaggio piacevole, l’andata con le mille peripezie mi fa sorridere.. ora. Il rientro con mille attese era previsto. Trascorso in compagnia dell’arte della guerra. Mirabilia.
Ore trascorse in quel piccolo aeroporto bolognese in attesa. Alla parete sono affisse delle stampe molto belle, e rintrona la testa una registrazione che raccomanda di non abbandonare i propri bagagli incustoditi.. sapete.. per ragioni di sicurezza. Ma quel che conta davvero non è ne l’inizio ne la fine. E il condimento. E questo panino nel mezzo era pieno di gente divertente e di emozioni nuove. Un pizzico d’avventura e q.b. di incertezza.
Pochi libri venduti, ma m’hanno ascoltato con interesse. Alcuni almeno. Le cose dette hanno destato ricordi e confidenze d’infanzia. Non è forse quello che conta? Qualche sorriso, qualche bicchiere di vino e davanti a noi una piccola città , simile ad altre, ma che affascina con la sua parlata e con le sue viuzze strette che ti fanno immaginare che il tempo per Bologna, non sia trascorso. Porticati e bolognino. Ecco come sarà nel mio ricordo.
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Al mio ritorno dubbi e profumo di malinconia. Calpesto la mia strada con il perenne dubbio e timore di non fare abbastanza. O di non essere mai abbastanza concreta. Eppure iniziano a chiamarmi scrittrice..
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