Dell’estate mi mancherà soprattutto una cosa: la frutta. L’anguria, il melone, le pesche, le fragole, le more, l’uva… Per questo le mie merendine in queste settimane sono soprattutto a base di frutta.
La macedonia è una vera e propria colazione delle janas che mi sento di consigliarti, visto che non c’è solo frutta, ma anche alcuni ingredienti piuttosto preziosi dei quali voglio raccontarti qualcosina. Perché una merenda non è mai solo una merenda: se conosci il mistero degli ingredienti una merenda è una carezza sacra che concedi al tuo corpo. Pront*?
Prima di tutto se non sai chi siano le janas ti consiglio con tutto il cuore di seguire questo webinar per scoprirlo. Spoiler: anche tu sei jana, anche se forse te lo sei dimenticat*.
La ricetta
Cominciamo dal principio: la ricetta è alla maniera di mia nonna, ad occhio. Anche tua nonna cucinava ad occhio? Il che si traduce in: sentiti liber* di sbizzarrirti.
- Frutta tagliata a pezzi (nel mio caso pesca, uva, susine);
- Mandorle sgusciate ma non private della pelle (in merito al simbolismo delle mandorle ti ho già raccontato ne “Il ricettario delle Janas”. Trovi tutto qui);
- Legumi e cereali: lenticchie e farro in fiocchi (del potenziale del farro e della sua prima fan ti ho parlato qui);
- Semi vari: semi di girasole e zucca;
- Basilico (fresco o secco) e/o Tulasi (fresco o secco);
- Miele grezzo in favo;
- Succo di un limone bio (qui qualche consiglio per l’uso erboristico del limone).
Il procedimento è cosa da poco: taglia in pezzi e armonizza gli ingredienti. Non esagerare con legumi, cereali e semi vari. Nell’equilibrio puoi trovare il gusto, la virtù e soprattutto la magia. Unici due consigli che posso darti è:
- preparare 1 ora prima del consumo la tua colazione delle janas: limone, miele e sughi della frutta si mescoleranno alla grande;
- mastica il favo a mo’ di gomma da masticare. Ora ti spiego perché.
Il miele quando è grezzo
Non è uno di quei prodotti che si trovano facilmente al supermercato, hai ragione, ma hai grandi possibilità di portartelo a casa se frequenti i mercati o conosci personalmente qualche apicoltore (come nel mio caso). Quello in foto è made Domu de s’abi (la casa dell’ape).
Il favo è packaging naturale del miele: niente vetro, niente metallo: solo cera. Trovare il miele in favo ti assicura che il miele sia grezzo e quindi non sia stato sottoposto a scolatura, centrifuga, torchio e filtrazione. Visto che hai davanti un ingrediente privo di lavorazioni, se te lo mangi in omaggio hai enzimi con alte proprietà antibatteriche. Dentro ci puoi trovare anche sostanze antiossidanti, proteine, olii essenziali, residui di polline, propoli e pappa reale. Somma che masticando la cera che lo contiene hai accesso ad acidi grassi e alcoli che aiutano il colesterolo buono e il gioco è fatto. Il miele grezzo è davvero quello un super food, parola che personalmente odio, ma che in questo caso rende davvero l’idea.
Per cui consumarlo più che una buona idea è una sana idea.
Il basilico sacro e basilico profano
Altro ingrediente che nella colazione delle janas non deve mancare è il basilico. Due parole su quello profano e sacro (tulasi), prima di chiudere il nostro fugace incontro te le voglio proprio dire. Non mi dilungo oltremodo visto che a breve inserirò l’argomento in uno dei corsi Janas Academy, ma stai a sentire.
Tanto per capire con chi abbiamo a che fare ti racconto subito che il basilico, ocimum basilicum ha un nome davvero rilevante. Ocinum basilikòs va tradotto come profumo regale, alla faccia del pesto e della pizza. Per comprendere il valore del buon odore in antichità, tieni in considerazione il profumo raccontava della presenza degli dei, la puzza della presenza dei demoni. La buona fragranza era sintomo e sinonimo di divinità. E il basilico, l’ocinum basilikòs era divino. E lo è ancora oggi.
Ce lo dice anche la scienza: ha proprietà antispasmodiche, digestive, emmenagoghe, antibatteriche e toniche. E’ antifebbrifugo visto che ci aiuta nella dilatazione dei pori e consente lo sfreddamento generale del corpo. Agisce anche sul nostro sistema nervoso stimolandolo e/o rilassandolo (in base alle modalità di impiego). Oggi la conosciamo come spezia da cucina, ma nei primi libri di cucina il basilico compare solo nel XVIII secolo.
Prima di allora il basilico era magia, era divinità, era salute, era ricchezza. Le leggende che lo circondano sono molte e no, oggi non te le racconterò altrimenti facciamo notte, ma tu continua a seguirmi.
La mia gente, nella Sardegna di qualche decennio fa, lo usava per cacciare l’oscurità della mente (adoro) e contro l’insonnia in infuso: su instagram ricettina al più presto.
E bada bene, questi sono solo alcuni degli usi.
Il suo collega orientale, la Tulasi o Tulsi è ancora oggi ritenuta pianta divina, sacra a Vishnu. Le sue proprietà terapeutiche sono incredibili, ma io ti voglio parlare soprattutto della sua magia. Purifica, tiene lontano il male, apre il cammino del cielo agli uomini e per questo a chi muore si pone sul petto una foglia di Tulasi. Un apri porta divino (ne parleremo anche nel seminario La natura come Amuleto. Portati avanti e comincia a registrarti). Ha la propria invocazione e chi la possiede la innaffia con amore e le canta e danza intorno ogni giorno. Io non proprio tutti i giorni ma quasi.
Se la magia non basta ricorda: è ottimo per prevenire il raffreddamento, ha proprietà antibatteriche e antibiotiche e aiuta ad aumentare le tue difese immunitarie, come fa il regale basilico occidentale.
Lo mettiamo fresco o secco, occidentale o orientale nella nostra merendina delle janas? Io direi di sì.
Scappo a scoprire nuove cosette interessanti. Tu continua a seguirmi. Per farlo:
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