Le Panas secondo Pani

 

1487851155_b1242f389d_o

E’ un corto quello che Antonio Pani ha deciso di dedicare al mito delle Panas. Donne che muoiono di parto. Dannate. Dovranno lavare panni per sette anni e non dovranno essere disturbate perché la loro pena si possa concludere. Ci tiene a precisarlo il regista, e lo fa ad esordio, in uno scivolio lento di parole bianche contro pellicola scura. E’ un corto quello di Antonio Pani fatto di immagini e parole, ma che prima ancora è musica, suoni e armonie. Dovrebbe essere chiaro fin da principio, quando quella ninnananna che si diffonde per la sala, s’aggancia all’animo di chi ascolta e strappa fuori emozioni, che un nome non ce l’hanno, ma che somigliano alla malinconia e al ricordo.

[adsenseyu1]

Sarà  poi un inciampare continuo in rumori tanto vividi da dare l’impressione a chi osserva di aver rubato il posto a Totoi, e con l’andare dei minuti, quel sole che scalda Olmedo sembrerà  baci noi pure, e che le nostre stesse gambe siano accarezzate dall’andare del bestiame, frenetico, come il suono di campanelle.

All’artista e regista il riconoscimento d’aver raccontato in meno di 25 minuti di pellicola una storia enigmatica, che non basta vivere una volta per comprendere appieno. Si tratta di una di quelle storie che vanno assaggiate più volte prima di dirsi sazi. A quel punto Totoi e sua moglie, l’anziana suocera e le magnifiche lavandaie notturne saranno divenuti personaggi a noi familiari, e il distacco sarà  doloroso, allo stesso modo di quando si abbandona un amico.

2783061299_ddcd6e6469_b

Particolari da respirare, che fanno la concretezza di una storia il cui sfondo è una Sardegna in bilico fra progresso e tradizione, attaccata avidamente ai propri miti, che presto verranno dimenticati. Il protagonista non è Totoi ne sua moglie, tanto meno le Panas che lavano, cantano e attendono. Il protagonista è il sentimento, uno di quegli amori che va ben oltre la morte, e che la morte permette d’attraversare. Specchio e vincolo l’acqua, che consente d’osservare,ma non di sfiorare.

[adsenseyu1]

Colori scuri, contrasti forti, oblio tetro, illuminato da temporale ed animato dalla premonizione di pioggia è ciò che da il benvenutoallo spettatore, che presto si perderà  in quel consapevole e rassegnato sguardo che il vecchio a cavallo scambia con la Pana. E’ una miccia che prende fuoco, e la storia inizia.

677786684_03c4f08abd_o

E’ fatta di premonizioni questa storia, è fatta di corvi che gracchiano, di barbagianni che osservano, di pecore che scappano, di sogni che anticipano la realtà . E Totoi che ha sognato ciò che accadrà  fa ritorno alla propria dimora, abbandonata la mattina all’alba, con una premura insolita, con il volto abbronzato segnato dal malo presagio. Sarà  una ninnananna a raggiungerlo e attrarlo, una ninnananna cantata ad un’ora insolita, sotto la luna piena, in prossimità  del lavatoio.

<Ma ti sembra ora di venire a lavare questa?> Pausa. Ha visto la Pana. Il velo da sposa che indossa è opalescente, riflette il raggio d’una sfera piena, sotto la quale le Panas possono tornare. La nebbiosa foschia da parvenza di sogno.

<A te sto dicendo> Forse Totoi asua moglie l’ha riconosciuta subito. Ma avrà  palese sentore che si tratti di una Pana quando lei gli rivolgerà  l’occhio. C’è rabbia, c’è malinconia, ci sarà  poi rassegnazione. In una realtà  dilatata compariranno le compagne e la nenia cantata si farà  incalzante, accompagnata dal suono della notte fatta di rane, grilli e gufi.

291301182_9c078a2fd2_o

Là  dove la storia ha preso inizio conoscerà  fine. Un fiore che viene lanciato sullo specchio d’acqua, indirizzato a chi fu moglie mai dimenticata, chiuderà una storia breve, intensa, saporita. E’ un sogno antico vestito di moderno quello che Antonio Pani racconta nel suo corto, dove le donne d’oggi condividono il dolore dell’ingiustizia di ieri.

[adsenseyu1]

0 Comments

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *