Claudia Zedda

Mai come in questo periodo è attuale parlare di streghe: hanno in comune con le donne un aspetto importante. Entrambe fanno paura.

Si stima che tra il 70 e l’80% delle streghe perseguitate dall’inquisizione fra il XV e XVII secolo siano state donne povere e anziane.

Le accuse ritornavano con monotona regolarità: le si accusava di far sesso con il Diavolo (e dunque non con l’uomo, e dunque non con lo scopo di diventare madre).

Le si accusava di essere minaccia per partorienti (dunque di mettere a repentaglio il ruolo della donna madre, uno dei pochissimi ruoli rispettabili che la donna poteva ricoprire in una società maschiocentrica).

Le si accusava di mettere a repentaglio la fertilità delle donne: e c’è da notare che la fertilità è il talento femminile più ambito, a detta delle società maschiocentriche. Non è un caso che la vecchiaia fosse (e sia) negata e perseguitata.

Le si accusa/va, senza mai farlo apertamente, di essere delle disobbedienti che non vogliono legarsi ad un marito e non vogliono fare figli. Di esseri ribelli in grado di mettere a rischio la famiglia.

Strega: dietro la paura delle donne

Heinrich Kramer, nel suo Malleus Maleficarum, poggiando su secoli di sessismo cristiano che risalgono a Eva, affermava che “ogni stregoneria deriva dal desiderio carnale che nella femmina è insaziabile”. Qualcosa che secoli prima aveva dannatamente spaventato anche i greci e di cui abbiamo parlato nel precedente incontro.

I femminicidi di oggi e di ieri poggiano le basi sugli stessi moventi: la paura che la donna smetta di essere un oggetto per diventare un soggetto. La paura che la donna sia libera di non legarsi in matrimonio ad un uomo. La paura che la donna scelga consapevolmente di non diventare madre.

E le culture maschiocentriche quando sentono il pavimento crollargli sotto i piedi disperatamente ricorrono all’estremo modo per fermarle queste donne streghe: ucciderle.

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