Claudia Zedda

E’ l’andare leggero del pennello sulla legna che ha sciolto i nodi di oggi, i cupi di ieri. E sotto il sole i pensieri sono evaporati come fa l’acqua, solo più rapidamente. Lascia il pennello strisce discontinue su un legno di terza scelta. Sotto l’anonimo faggio c’è dell’altro, non mi resta che rivestire l’essenziale e dargli la forma che desidero.

Il sole che mi carezza la schiena vestita di scuro mi confida che l’estate spinge per arrivare e che probabilmente non farà  ritardi quest’anno. E’ stato il muto colore chiaro spruzzato dal pennello colorato d’altre storie a trascinarmi un po’ più giù, in quella vita di ieri. Le parole non dette alle persone dimenticate bruciano ancora. La nostalgia è una strana bestia. Si accompagna sempre ad altri sentimenti, di rabbia, di malinconia, non le riesce mai di essere protagonista.

Poco e niente è andato come doveva, ma a sorpresa sono esattamente dove sognavo sarei stata. Davanti a una vetrata inondata di luce, con un panorama che spazia leggero come canne che piegano al vento, proprio come avevo scritto in quel foglio di carta fatto di quadri e sogni, oggi perso chissà  dove. Anche il vento è pigro oggi, che dei primi raggi di sole tutti devono godere con una calma tutta mediterranea. Poggio la mano contro il vetro freddo e il contatto con il mondo si accende. Sorrido.

Vorrei poterlo dire ora a quella ragazzina che ero quindici anni fa, che tutto andrà  bene, che tutto andrà  come deve. Vorrei sorriderle ora in attesa di una timida risposta. Ma forse lei già  lo sapeva, sono stata io a dubitarne.

Il sole alto e caldo promette di tramontare a breve. Peccato lo faccia sempre troppo velocemente e che quel lago di sangue dolce si asciughi senza preavviso. Ho imparato a goderne in quei pochi battiti d’eterno.

Domani ho in progetto di dipingere. Vorrei dire anche questo a quella ragazzina che quindici anni fa indecisa sul da farsi andava con un libro in mano. Le sarebbe piaciuto saperlo.

Claudia